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Un saggio accademico dedicato alla Bologna medievale e rinascimentale

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Un saggio accademico dedicato alla Bologna medievale e rinascimentale

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Sul quotidiano La Repubblica di oggi, 6 febbraio 2018, leggiamo un articolo di Valerio Varesi di cui riportiamo alcuni passi:

“Bologna non è solo il turismo mordi e fuggi di Ryanair. L’interesse per la città ha anche un volto più colto e approfondito, come testimonia un corposo volume di saggi edito dalla Brill di Boston […]: si chiama ‘A companion to medieval and renaissance Bologna’, ed è dedicato all’epoca medievale e rinascimentale della città.

«Che un grande editore americano provi questo interesse significa che Bologna è ormai nel circuito delle conoscenze culturali internazionali», dice Gian Mario Anselmi, docente di Letteratura italiana all’Alma Mater e curatore, assieme al ricercatore Stefano Scioli, di uno dei saggi sugli autori dal Duecento al Cinquecento. Il volume […] è destinato anzitutto al mondo accademico statunitense, ma pure alla comunità universitaria internazionale ed è il primo di questo tipo interamente incentrato su Bologna. Ventuno saggi di studiosi europei e statunitensi di livello mondiale […] spaziano dal diritto alla politica, dal costume alle istituzioni, dalla letteratura alla gastronomia fino alla storia, all’economia e all’urbanistica.

Un saggio analizza il grande equilibrio politico istituzionale instauratosi dopo la pace imposta da Carlo V nel 1530 tra il senato e il legato pontificio. […] Un altro […] studia la grande scuola di diritto risalente ad Accursio, dove non si insegnavano solo le leggi, ma anche il bello scrivere latino, la poesia e il componimento. I notai di allora completavano un documento, che ancor oggi non si può lasciare in parte in bianco per evitare manomissioni, con una terzina di Dante oppure con versi scritti dal notaio stesso”.

A riprova del fatto che l’ateneo bolognese avesse una grande credibilità nel mondo accademico, fin dal Medioevo, abbiamo il dialogo tra Dante e un professore bolognese, Giovanni Virgilio, che l’aveva invitato a comporre in latino anziché in volgare e a cui il Sommo Poeta aveva inviato alcuni canti del Paradiso “per illustrargli la bellezza della lingua nuova”.

(Notizia riportata dalla redazione di Visiting Bologna, tratta dal quotidiano La Repubblica, 6 febbraio 2018).

 

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